La signora Meraviglia by Saba Anglana

La signora Meraviglia by Saba Anglana

autore:Saba Anglana [Anglana, Saba]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Sellerio Editore
pubblicato: 2024-03-03T23:00:00+00:00


5

Ora capisco perché zia Dighei, piena di reumatismi e di diffidenza, ha da sempre escluso di vivere in Veneto. A Fontaniva le mie povere ossa sembravano in ammollo per l’umidità. In quei giorni, mi ha telefonato più spesso del solito. Non affrontava direttamente la questione, forse perché non voleva ritirassi fuori la faccenda delle radici svolazzanti, ma si capiva che voleva tornassi per tempo.

«Ma ti pare che ti lascio sola proprio adesso?», le avevo detto al cellulare con tutta la dolcezza che cercavo di mettere insieme mentre il registratore era in standby ed Esther mi guardava con sospetto.

Sono tornata a Roma, oggi ci attende l’ufficio del distaccamento di Ostia per la faccenda dell’idoneità alloggiativa. In realtà, quelli non attendono nessuno, non ci sono appuntamenti da prendere, vai lì e speri che qualcuno ti dia retta. Spero almeno ci sia qualcuno che, tra un’informazione elemosinata e l’altra, assegni numeri scritti a penna su un pezzo di carta per dare un ordine d’arrivo alle persone.

Mi sono alzata dal letto con le migliori intenzioni. Te ne stai buona, spargi sorrisi, e tutto andrà bene, mi sono detta. Altro che sorrisi, ho un cerchio di sonno all’altezza degli occhi che mi rallenta i gesti e non se ne va nemmeno con l’acqua fredda del lavandino. Mi guardo allo specchio tamponando le gocce con un asciugamano, non mi perdono la faccia che ho, sembro ostile e invece sono solo stanca. Al contrario, le mie donne sono perfette, pronte fin da quando il bar davanti casa ha alzato la saracinesca alleandosi con quella mia dannata sveglia interiore. Saranno state le sei e mezza, loro erano già vestite di tutto punto, con la scia del profumo alla tuberosa di zia Dighei che faceva a pugni con l’odore del caffè in corridoio. «Ma è ancora presto!», sono riuscita a borbottare con un senso di colpa. «Non si sa mai», mi risponde la zia, gli anelli che cozzano tra loro accompagnano le sue parole, ha già il foulard di chiffon azzurro al collo. Io sono ancora miseramente in pigiama, guardo la Gorgone che ridacchia da sotto i suoi grumi.

Sul tavolo del salotto ci sono i documenti disposti in semicerchio, così li deve aver sistemati la mamma con i suoi gesti accurati, perché li esaminassi l’ennesima volta prima di uscire. Sarà la pesantezza nella testa, ma li osservo con distacco, come se fossero carte qualsiasi. Formano un percorso vagamente a spirale. Mentre li controllo di nuovo senza aver fatto colazione penso che assomigliano al tabellone del Gioco dell’Oca. In quale casella siamo finite ora, non lo so di preciso. A me sembra di ricominciare ogni volta dal Via, ma non voglio certo darlo a vedere. Ogni certificato ne richiede un altro, una catena di passetti, due in avanti e tre indietro. «Coraggio, vedrete, con un po’ di fortuna i prossimi tre anni voleranno», mi ha detto l’avvocato la settimana scorsa nel suo ufficio, aggiungendo che per mandare avanti tutto l’iter della cittadinanza avrebbe fatto comodo ottenere parallelamente anche la



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